ORTICARIA CRONICA: UNA MALATTIA AUTOIMMUNE ORA TRATTABILE
L’orticaria è una manifestazione cutanea frequente (0.5-1% della popolazione adulta), caratterizzata da pomfi pruriginosi associati o meno ad angioedema più o meno generalizzato (gonfiore) e con forte impatto sulla qualità della vita dei pazienti.
L’orticaria acuta ha una durata inferiore a 6 settimane, mentre l’orticaria cronica ha durata maggiore di 6 settimane.
La forma più difficile da diagnosticare e da trattare è l’orticaria cronica spontanea (CSU) a sua volta divisa in due entità 1) autoimmune (ovvero causata dall’attivazione della degranulazione dei mastociti tissutali e/o dei basofili circolanti da parte di autoanticorpi IgG e 2) da cause sconosciute.
La diagnosi di CSU consiste nell’esclusione delle cause conosciute in base ad anamnesi, esame obiettivo, test allergologici, esami ematochimici e test di provocazione cutanea.
Per la diagnosi di CSU autoimmune e dunque la dimostrazione della presenza di autoanticorpi, sono necessari test specifici che lo specialista dermatologo saprà consigliare.
Terapia dell’orticaria cronica
Le linee guida per il trattamento dell’orticaria cronica, sempre molto fastidiosa per il paziente per il prurito spesso rilevante e la comparsa di edema (gonfiore) in varie parte del corpo e in particolare frequentemente anche del viso, raccomandano l’utilizzo degli antistaminici definiti H1 a minore effetto sedativo e a dosaggio standard, come terapia di prima linea. Nei pazienti che dopo due settimane di trattamento antistaminico non rispondono adeguatamente alle dosi standard, il dosaggio dovrebbe essere aumentato fino a un massimo di quattro volte; nonostante ciò, nella pratica clinica raramente si arriva a tali dosaggi, a causa degli importanti effetti collaterali che influenzano negativamente la qualità della vita del paziente.
In caso di mancata risposta agli antistaminici ad alto dosaggio, si può aggiungere un farmaco di prescrizione specialistica, il Montelukast.
I corticosteroidi sono indicati solo in caso di accese riacutizzazioni e preferibilmente per un periodo massimo di 10 giorni, a causa di potenziali effetti avversi associati al trattamento a lungo termine (diabete mellito, ipertensione, osteoporosi, aumento di peso).
Se infine i sintomi si ripresentano subito dopo lo scalare del dosaggio del corticosteroide orale e se per essere controllati richiedono una somministrazione continua, come opzione successiva dovrebbe essere considerato il farmaco biologico Omalizumab, che da alcuni mesi può essere somministrato anche in Italia e che costituisce una possibilità terapeutica senza gravi effetti collaterali e di comprovata efficacia. Prescrivibile solo a livello ospedaliero.
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